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Paolo Canal e Federica Breimaier preparano la cuffia e gli elettrodi sul capo del parlante nel laboratorio pisano.

L’agnonese scelto per il primo esperimento neurolinguistico

sul genere grammaticale in un dialetto italiano

I

Il Laboratorio di Linguistica (Scuola Normale Superiore di Pisa) e l’Università di Zurigo (Cattedra di linguistica italiana) da qualche mese (giugno-luglio 2016) hanno avviato uno studio neurolinguistico sul dialetto di Agnone. Lo studio è condotto attraverso elettroencefalografia (per brevità EEG) – metodologia che rileva l’attività elettrica del cervello, impiegata primariamente a scopi diagnostici – e mira a studiare uno specifico aspetto della struttura dell’agnonese: il genere grammaticale.

L’agnonese, come la maggior parte dei dialetti parlati a sud della linea Roma-Ancona e sino alla Puglia e alla Lucania centrali, presenta un sistema di genere più ricco che non l’italiano e le altre lingue neolatine: infatti, oltre all’opposizione – condivisa con l’italiano – tra il femminile e il maschile (visibile, ad esempio, in la fermóika ‘la formica’ di contro a ru cúone ‘il cane’), esso possiede un terzo genere grammaticale, il neutro, segnalato da forme distinte dell’articolo e del dimostrativo: ad es. ‘il pane’ in agnonese è le pèane, con una forma dell’articolo diversa da quella usata in ‘il cane’ (in italiano, come si vede, si ha invece identità nei due casi, giacché i nomi sono in italiano entrambi maschili).

Già da tempo esistono studi EEG su questo aspetto della grammatica dell’italiano e delle altre lingue europee, vòlti a verificare come reagisca il cervello dei parlanti di fronte alle violazioni delle norme della loro grammatica interiorizzata (ogni parlante, infatti, ben prima di andare a scuola a studiar grammatica sui banchi, ne sviluppa una naturalmente apprendendo la lingua – o il dialetto – cui è esposto nei primi anni di vita). Si tratta di uno dei filoni di studio della disciplina detta neurolinguistica, che studia il comportamento linguistico dei parlanti osservando – con diverse metodologie fra cui l’EEG – che cosa succede nel cervello umano durante la produzione e la comprensione del linguaggio.

È però la prima volta che uno studio del genere viene realizzato in Italia su di una di quelle lingue meno fortunate che chiamiamo “dialetti”: questi hanno per il linguista pari dignità delle sorelle più fortunate come l’italiano, il francese o lo spagnolo, e nondimeno per ovvie ragioni demografiche e di accessibilità dei dati sono meno intensamente studiati di queste ultime. Nel nostro caso il progetto, finanziato da un ente di ricerca zurighese (la Stiftungfür wissenschaftliche Forschung an der Universität Zürich) e realizzato nel quadro di un protocollo sperimentale approvato dal Comitato Etico Area Vasta Nord Ovest/Toscana, ha comportato l’acquisizione dei tracciati elettroencefalografici dei partecipanti durante una seduta, della durata di circa due ore per ciascun soggetto, svolta presso il Laboratorio di Linguistica pisano.

Ai parlanti sono state sottoposte frasi in agnonese preparate per l’esperimento da un gruppo composto da ricercatori zurighesi esperti di dialettologia italiana (Michele Loporcaro, Federica Breimaier e Diego Pescarini) e dai neurolinguisti della Scuola Normale Superiore di Pisa (Paolo Canal e Valentina Bambini), registrate nel marzo scorso ad Agnone dagli studiosi zurighesi con Domenico Meo, autore del Vocabolario del dialetto di Agnone. Si trattava di oltre mille frasi in dialetto, in parte corrette, in parte contenenti errori appositamente escogitati, che i parlanti hanno ascoltato cercando di individuare quelle esatte mentre la macchina registrava su un tracciato EEG le reazioni del loro cervello.

In base a queste sarà possibile indagare in particolare quale sia il ruolo nel sistema del neutro (il genere di le pèane ‘il pane’), cui molti studiosi negano lo statuto di autonomo genere grammaticale considerandolo una semplice suddivisione del maschile basata sul solo significato (tutti i nomi che prendono l’articolo neutro, in agnonese come in napoletano e in tutti i dialetti dell’area su descritta, designano entità non numerabili, delle quali, cioè, di norma non si forma il plurale, come appunto ‘pane’, ‘latte’, ‘pepe’ ecc.).

A conclusione dell’esperimento, i tracciati EEG saranno analizzati in primo luogo da Federica Breimaier, che sta scrivendo la sua tesi di laurea specialistica sul tema, e quindi dall’intero gruppo su citato, che sulla base dei risultati redigerà una serie di articoli scientifici, da pubblicare su una delle numerose riviste che si occupano di neurolinguistica (le quali hanno titoli come Brain and language = cervello e linguaggio, e simili).

Condizione necessaria per il successo del progetto era la partecipazione degli agnonesi – un tale studio richiede un numero consistente di soggetti – i quali hanno accettato di recarsi a Pisa per l’esperimento, dopo essersi sottoposti a un test di dialettofonia ad Agnone. Questi i 30 agnonesi (15 uomini e 15 donne fra i 18 e i 55 anni) che hanno partecipato: Stefania Appugliese, Carmine ed Ester Cavarozzi, Michela Cerbaso, Bruno Cerimele, Raffaele Delli Quadri, Mirella Del Papa, Diego Di Menna, Luigi Di Niro, Fabrizio e Viviana Di Pietro, Anna Di Rienzo, Lucia Ionata, Carmela e Giuseppina Lemme, Adriana, Chiara ed Emilia Marcovecchio, Pasquale Masciotra, Amelia, Filomena, Francesco e Lucio Orlando, Lucio e Matteo Pallotto, Cristian e Franco Pannunzio, Fabiana e Michelino Scampamorte, Enzo Zarlenga.  

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